Amunì è un romanzo ambientato nella Palermo del secondo dopoguerra. Totò Giuffrè, ormai anziano, prima che la memoria cominci a giocargli brutti scherzi, decide di raccontare la sua infanzia in quegli anni scuri e pieni di sacrifici da parte dei suoi genitori, di umili origini, dialettofoni e originari di un piccolo rione della città.
Giuseppe Giuffrè, padre di Totò, ha da poco perso il lavoro e la moglie Carmela cerca di racimolare qualche soldo ricamando per le nobildonne del quartiere. Purtroppo tutto ciò non basta e, mentre cercano una soluzione per sfamare i loro tre figli, Totò fa l’incontro che gli cambierà per sempre la vita: a pochi passi da casa, in un palazzo sontuoso, vive donna Luisa che gli farà scoprire l’amore per i libri.
Si appassiona alla lettura, sebbene ostacolato dal padre che disapprova ogni attività che non abbia come fine il duro lavoro da cui ricavare denaro. Così, mentre i suoi genitori e le sue sorelle Rosa e Concetta aprono e portano avanti una modesta osteria, Totò riesce a laurearsi in lettere e proprio negli anni dell’università incontra Sonia, che diventerà sua compagna di vita.
I due, nonostante le differenze sociali, riescono a creare una famiglia tutta loro, facendo tesoro di un’antica esortazione palermitana: Amunì. Come dire diamoci da fare, ma anche un invito a non perdersi d’animo, ad andare avanti sempre e comunque.
Totò, insieme a Sonia, riuscirà a unire due mondi che sembrano così distanti tra loro, ma che in realtà possono camminare di pari passo.
Questo romanzo vuole dare un messaggio ben preciso: quello di far comprendere al lettore che bisogna credere in se stessi, nelle proprie capacità, non tenendo conto di chi ci rema contro. Rialzarsi dopo essere caduti è segno di grande coraggio e di una forza interiore che c’è in ognuno di noi.