Nato a Stratford-upon-Avon, nel cuore dell’
Inghilterra cinquecentesca, Shakespeare lascia le prime tracce del suo lavoro di scrittore nelle stesure di alcune opere teatrali che portano diverse firme dell’industria dello spettacolo dell’epoca: titoli che ancora oggi hanno una forte eco, come
Tito Andronico, Enrico VI e la
Bisbetica domata.
La prima opera che attesta il nome di Shakespeare sul frontespizio, affermando così lo status di
poeta di teatro, è
Pene d’amor perdute: concepita inizialmente per essere rappresentata in un teatro privato, Shakespeare la riscrive per il grande pubblico a seguito della riapertura dei teatri dopo la pestilenza che aveva colpito Londra nel 1592.
È difficile parlare dell’opera di Shakespeare senza citare
Sogno di una notte di mezza estate e Romeo e Giulietta, due dei testi teatrali forse più noti, tradotti e riadattati sia sulle scene contemporanee che in letteratura, che ci permettono di dipingere l’immagine di uno
scrittore poliedrico, amante del dettaglio e dei riferimenti alla tragedia e alla commedia classica, greca e romana, insomma un
genio della parola unico nel suo genere. Non a caso, la lista delle opere di cui tutti conoscono i titoli è davvero molto ricca: ricordiamo
Amleto,
Otello,
Il mercante di Venezia,
La tempesta,
Re Lear,
Macbeth,
Antonio e Cleopatra e
Molto rumore per nulla.
Se Shakespeare gode ancora di una grandissima fama, lo si deve anche alla stesura dei suoi 154
sonetti, scritti tra il 1593 e il 1595: il poeta tratta il tema dell’infatuazione amorosa e della bellezza, della caducità della vita, della rivalità in amore e dell’amicizia, con tale delicatezza e astrazione quasi filosofica che i suoi brevi componimenti trovano
applicazione ancora oggi.