Dalle bare di Bergamo e ai selfie durante la vaccinazione, dalla metafora bellica ai dispositivi disciplinatori camuffati da provvedimenti di salute pubblica, fin da subito la pandemia è diventata un'arena di lotta per il potere tra diversi attori sociali e gruppi politici. Attraverso l'analisi della comunicazione dei media e delle istituzioni, l'autrice mostra le dinamiche che hanno portato alla naturalizzazione dell'emergenza perenne e i rischi di una deriva verso uno Stato che, in nome di una presunta sicurezza, concede e sottrae - con un sistema di premi e punizioni - diritti protetti dalla Costituzione.