Gliel'aveva presentata il suo amico Bottiglieri, e lui se n'era invaghito subito. Ludovica era appassionata di Carrère, Houellebecq e Tarantino. Avevano anche avuto una breve storia - insomma, quasi una storia -, poi però, prima dello strano incidente in cui aveva perso la vita un altro studente, lei era partita per Parigi, lasciando dietro di sé solo voci, congetture o forse calunnie, sospetti. E pian piano gli anni dell'università erano sfumati via. Il narratore, trentenne impiegato in una compagnia di assicurazioni di Trieste, ha oggi una vita all'apparenza equilibrata e gratificante. Eppure Ludovica è ancora lì: un pensiero fisso che non sa scacciare, un'ossessione da cui non riesce a liberarsi. Con l'aiuto del complottista Bottiglieri si mette così sulle sue tracce, e si convince che quella giovane donna custodisca un segreto. Quale legame la unisce alla sfuggente Carla Rossini, regista capofila del "neo-horror del Nord-Est", decisa a seguire fino in fondo la propria radicale vocazione artistica? Quale ruolo ha l'ormai irraggiungibile Ludovica in una serie di casi rimasti insoluti? Ma soprattutto, quanto c'è di davvero magico in questo incantesimo che ci viene raccontato? Dove tracciare il confine fra realtà e finzione, bene e male, indagine e delirio del narratore?