Nel 1955, Cesare Zavattini ebbe un importante riconoscimento, il Premio internazionale della Pace (Vienna/Helsinki), raffigurato in pergamena dalla celebre colomba della pace. Da quel momento si sentì impegnato in un compito che non avrebbe mai più abbandonato, sino alla fine dei suoi giorni. Zavattini era consapevole che una battaglia contro gli orrori della guerra, per il disarmo universale, per la pace nel mondo, non poteva prescindere da un'ampia opera di sensibilizzazione e divulgazione indispensabile per diffondere il sapere, la conoscenza, la verità. Voleva eroi da ammirare, e cercava maestri di vita con cui portare avanti questa missione. Ed eccoli i due maestri vicini a lui in un cammino comune per affinità di idee e per empatia: i paladini della pace nell'Italia, Aldo Capitini e Danilo Dolci con cui Zavattini ebbe rapporti tra gli anni Cinquanta e Settanta. Condivisero la battaglia per la non violenza e quell'autentica ossessione, per «il gran tema dei temi», la Pace. Come questo carteggio, curato da Valentina Fortichiari, ci racconta.