Dopo una giornata di lavoro, l'avvocato Eugenio Ventimiglia, da solo, di sera, nel suo studio, lascia fluire i suoi pensieri. Ormai alle spalle gli anni della gioventù, delle libere emozioni, si trova a riflettere sulla sua vita, spesa per i due terzi tra carte e fascicoli, mentre osserva contrariato la marea di carta che inonda la sua stanza. Come contenere quel senso di crescente frustrazione? È un avvocato, un giocoliere delle parole, avvezzo ad elaborare le tesi più singolari ma non per questo implausibili, e deve trovarne una adatta al suo caso, che possa spiegargli perché la sua vita abbia assunto quella piega. Ecco trovata la spiegazione: nella sua vita si è insinuato un "Io di carta", alter ego virtuale nella dimensione incorporea della carta. Affrontando quell'alter ego antagonista risolverà la sua impasse esistenziale.