Hilde Domin (1909-2006) è una delle più importanti poete del Novecento tedesco. Questo volume intende evidenziare l'originalità e la vocazione politica della sua opera. Il primo capitolo, Scrivere è come respirare, traccia le basi teoriche e interpretative del percorso. Il secondo, Vita come odissea linguistica, dà inizio alla problematizzazione dell'esistenza nel limine. Il capitolo «Alla fine del volo». Limine e rappresentazione illumina un percorso verso la definizione della lirica di Domin come "poetica liminale". In Testimonianza e memoria possibili si asserisce l'importanza della lirica dominiana come generatrice di memoria culturale. A seguire, in Un posto alla tomba della madre, si apre una finestra sull'isotopia del materno come spazio liminale di copoiesi. In Dalle torri d'avorio alla "prassi aperta" la connessione con le più recenti teorie sulla lettura e sul pubblico esalta la sapienza socioletteraria della scrittrice, che si spinge, come illustrato in Il caso estremo dell'universale, a denunciare l'inconsistenza dei canoni nazionali e a ascrivere agli autori displaced una funzione centrale. Infine, in L'autobiografia lirica, si intrecciano le linee dell'attività di critica letteraria con un'analisi delle Gesammelte Gedichte come autorappresentazione poetica di Hilde Domin. La serrata critica all'eterodirezione dei lettori e dei critici, le potenzialità creative e di postura dello spazio liminale e della lirica come glossopoiesi, la volontà di produrre memoria "al di là delle antinomie" e l'autenticità nell'impegno intellettuale e nella rappresentazione di sé restituiscono il profilo di una scrittrice oggi più che mai imprescindibile per la lettura della contemporaneità.