Nel 1923 Ercole Luciani, uomo mite e dall'animo poetico, venne mandato a vivere con moglie e figli in una baracca di legno, che fungeva da estrema stazione ferroviaria, a Sella di Corno (L'Aquila): aveva espresso un'opinione sgradita al regime e per questo fu confinato e schedato come sovversivo. I suoi scritti di quegli anni costituiscono un tesoro di memorie e sono la testimonianza della fierezza e del senso dell'ironia che permisero a quel piccolo-grande uomo di superare le difficoltà del confino politico: l'ingiusta punizione per la libertà d'opinione, il cambiamento repentino di condizioni di vita, la limitazione di relazioni sociali e di stimoli culturali, l'umiliazione dell'essere tenuto d'occhio dalla polizia politica fascista.