Freud ha sempre auspicato la fusione tra psicoanalisi e neurofisiologia per una psicoterapia che potesse ricompattare la scissione mente/corpo, rammentandoci che: "L'Io è innanzitutto un'entità corporea". La I parte del lavoro pone l'attenzione sul funzionamento borderline alla luce di una teoria che integra 3 orizzonti epistemologici: neurobiologico, intrapsichico e interpsichico postfreudiano. Il fil rouge del lavoro sarà il trauma relazionale abbandonico, l'importanza dell'ambiente interpsichico d'influenzamento reciproco tra l'oggetto-sé e il Sé per la genesi della psicopatologia borderline nell'ottica del Processo Psicoanalitico Mutativo, sottolineando come la "patologia del legame" vada intesa come patologia del legame del pensiero e del preconscio nel creare legami tra "rappresentazioni di cose" e "rappresentazione di parole" o tra inconscio non verbale e conscio verbale, tra sistema limbico pulsionale e neocorteccia. La II parte verterà sul metodo PPM della SAPP interrelato al trauma relazionale e applicato al caso clinico. L'ultima parte evidenzierà l'integrazione possibile della tecnica del PPM con l'arte, trait d'union tra intrapsichico e interpsichico.