La montagna è potente nel chiamarti e nel respingerti. Puoi sentirne il richiamo a migliaia di chilometri di distanza: mentre percorri le strade affollate di una città, zigzagando tra le macchine, all'improvviso lei ti assale e ti riempie con i suoi silenzi e con l'immensità dei suoi spazi. Se decide di respingerti non c'è niente da fare. Te lo farà capire in mille modi; per quanto tu possa sentirti allenato ed esperto dei luoghi, in mille modi ti rammenterà che su quelle vette tu sei un estraneo. La montagna è coraggio e paura, estraneità e confidenza; è spaesamento ed estasi, fatica e rigenerazione. Per amarla è necessario capirla, come in tutti i rapporti d'amore; è necessario mettersi in ascolto dei suoi segnali, rinunciare a sfidarla per il proprio orgoglio. La fatica del salire può aprire le porte dell'impossibile, che si coniuga in tanti e infiniti modi. Non occorre arrampicare, basta l'esperienza del camminare, con la mente aperta all'imprevisto e all'inconoscibile.