Millecinquecento miliardi di dollari o, se si preferisce, il cinque per cento del valore della produzione mondiale. È l'ammontare dei capitali su cui possono contare le organizzazioni eversive di tutto il mondo. Un flusso di denaro enorme e in continua crescita che nel corso degli anni ha alimentato le attività di gruppi diversissimi e, dopo la caduta del Muro di Berlino, è passato per lo più sotto il controllo di una potente oligarchia mediorientale: quella che, dopo aver combattuto a fianco dell'Occidente nella lotta contro l'impero sovietico, ha giurato guerra ai suoi finanziatori del passato. Ma nel tempo della globalizzazione dei mercati è ancora possibile distinguere gli interessi di Osama bin Laden e degli altri prìncipi del terrore da quelli della finanza occidentale? Per la prima volta l'ordine mondiale emerso dopo l'11 settembre non appare come il risultato di un presunto scontro di civiltà o di un'immaginaria guerra di religione, ma come la diretta conseguenza di interessi economici che uniscono e allo stesso tempo dividono Oriente e Occidente.