Una scrittrice e un filosofo, con esperienze e linguaggi diversi, hanno deciso di raccontare una storia, uno scambio d'anima tra una bambina (trasparente) deportata in un lager e un sazio bambino, Numa, di una qualche metropoli occidentale. Raccontare storie è specifico dell'umano: anche quando sono immaginarie, riportano sempre l'umana esperienza. Non ci sono pretese moraleggianti, discorsi edificanti, ideologie salvacoscienza della memoria, c'è semplicemente una storia. La possibilità di raccontare una storia, non di rado preclusa a tanti, è già molto, forse tutto.