Raccontare la propria storia è, per ogni paese, un momento chiave nella costruzione dell'identità nazionale e nella messa in opera dei complessi meccanismi della memoria collettiva. A maggior ragione, raccontare di una guerra perduta è un procedimento rischioso e doloroso: coinvolge i testimoni (i reduci, i loro famigliari, le organizzazioni degli ex combattenti); quindi, via via, coloro che rielaborano a vario titolo la memoria, facendone racconto orale letteratura, cinema o documentari; infine gli storici. Un caso emblematico di questi processi è il discorso pubblico sulla campagna di Russia così come si è sviluppato, nel dopoguerra, sia in Italia che nella Germania Occidentale e, con diversa valenza, anche nella DDR. Questo libro ripercorre per la prima volta, sulla base di un vasto campione letterario (narrativa, memorialistica, scrittura autobiografica), modi in cui la campagna di Russia e il suo esito disastroso sono stati narrati, dal 1945 alla metà degli anni sessanta, nella fase culminante della Guerra fredda. Ne ricostruisce i modelli e i luoghi comuni dominanti. Mette infine in luce analogie e differenze nella percezione e nelle strategie interpretative di ciascun paese.