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Terzo capitolo della saga della famiglia
Sorci, dopo Caffè amaro e Piano nobile, Punto pieno
racconta la gente di Sicilia in un intervallo di tempo che va dal 1955 alla
strage di Capaci. Simonetta Agnello Hornby osserva la sua terra e le sue
trasformazioni con un misto di amore e di dolore, e racconta la fine delle
speranze, l’ingresso della mafia nella realtà siciliana, le storie di
solitudine e di tradimenti che hanno per protagonista una famiglia, e con lei
un intero paese.
Mentre i fattacci sono opera degli
uomini, dentro e fuori casa, sono le donne a essere protagoniste assolute, a
intrecciare le storie, sempre al centro della narrazione.
“I nostri
nipoti hanno sempre saputo che vogliamo il loro bene; oggi anche i loro figli
si confidano con noi, chiedono consigli o semplicemente ci raccontano quello
che fanno. Ecco, eravamo donne che cercavano amore e che l'hanno trovato pur
essendo sole.”
Le “tre sagge”, le zie di casa Sorci,
creano nei locali della chiesa dei Santi Scalzi un circolo del ricamo: tra le
stoffe e i fili da cucito si raccolgono le donne, invitate a partecipare, a
mettere a disposizione il loro talento. C’è posto per tutte, giovinette e anziane,
parenti, sconosciute, nobili, prostitute, “pericolanti” in cerca di un luogo
sicuro. Il ricamo crea bellezza, impreziosisce di colori e fantasia. Ma in quel
circolo le donne si trovano spesso a dover rammendare per lo più i cuori,
infranti e traditi, e le famiglie.
Ricamando e rammendando, con gli occhi
fissi sull’ago, in una compostezza produttiva, le donne si confessano tra di
loro, perché così senza guardarsi è più facile aprire il cuore, e mettere a
nudo le proprie vite e i propri dispiaceri.
Si insegna alle giovani, si inizia a
vendere quello che si produce: le donne del Circolo del Punto Pieno si scoprono
artiste e anche imprenditrici, e soprattutto imparano il valore inestimabile
dell’emancipazione.
Capaci di grandi delicatezze, ma
bloccate dal loro destino di donne, le ricamatrici del Circolo rivelano tutta
la propria forza e resilienza di fronte al mondo che cambia, ma mantiene
inalterate le stesse dinamiche delle convenzioni: si lavora a punto pieno, che
può coprire le magagne dei puntazzi con un risultato perfetto. Si trova un
senso nell’attività, nella partecipazione, nella negazione della solitudine:
fragili e imperfette come l’amore, le donne ricamano e trovano una consolazione
e un riscatto.
“Se il rammendo è stato la corda
che mi ha permesso di risalire dal buco di dolore in cui ero sprofondata, il
ricamo è stato dunque l'inizio della speranza. Speranza di ricominciare,
speranza di creare qualcosa di nuovo, di bello, di cui tutti potessero godere.”
In una coralità di voci in cui i protagonisti
si passano il testimone per capitoli che sono testimonianze e racconti in prima
persona, le storie intime e sociali si accavallano e evolvono insieme, le donne
ancorate ai loro lavori, gli uomini in preda alle loro irrequietezze, tra amorazzi
e tradimenti considerati “naturali”, decori da salvaguardare e matrimoni di
facciata.
Mentre il mondo va avanti, alla
conquista dello spazio, o nella protesta studentesca, il destino delle donne e
degli uomini della famiglia Sorci scorre nella sua fragilità e umana
imperfezione.
È quando la mafia inizia ad allungare i
tentacoli, che la cognizione del pericolo e la consapevolezza della deriva
umana e sociale si fa più forte: è in uno sguardo, in una macchina che
attraversa la piazza, un insinuarsi nella vita comune e nella società.
E quando la notizia dell’omicidio di
Falcone si diffonde, la vergogna si unisce al dolore. Perché c’è la
rassegnazione tetra, ma c’è anche il sentimento bruciante di essersi arresi.
“Oggi mi brucia
davanti agli occhi tutta la nostra storia. Lo sapevamo. Lo sapevamo. Lo
sappiamo.”
E allora l’accettazione che per
secoli è stata l’anima, delle donne soprattutto, che hanno saputo attaccarsi
anche a piccole cuntintizze per andare avanti, sbatte in faccia una
realtà senza scappatoie né redenzione. È una Sicilia tormentata quella
raccontata da Simonetta Agnello Hornby nelle sue continue mutazioni e
contraddizioni: in una stagione di tempi bui la speranza è data dalla
solidarietà delle donne che vincono solitudine e infedeltà, e dalla forza di
chi, giovane, sceglie di tornare.
Simonetta Agnello Hornby è lei stessa una ricamatrice,
la cui scrittura fine sa portare alla luce le piccole storie nascoste,
l’intimità anche più insignificante, le voci femminili di una sorellanza forte
e dignitosa: con cura e amore per i dettagli, Punto pieno si
riempie di racconti e storie, in un sincero atto di amore per una terra di
struggenti bellezze e grandi orrori, che non ha mai perso la fiducia e la
capacità di immaginare un cammino di rinascita.
“Qui è morta la speranza dei palermitani onesti,
aveva letto su un cartello scritto a mano, deposto il giorno dopo sul luogo
dell'attentato, e si era chiesta per tanto tanto tempo che cosa mai fosse
quella "speranza", che forma avrebbe potuto prendere. Vedeva qualcosa
con le ali, un volatile gentile, capace di incantare il cuore e di zittire le
armi.”
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