Se si potesse dire che la guerra c'è sempre stata, allora si potrebbe dire che anche la pubblicità (intesa come miscela di comunicazione e promozione, per convincere e attrarre), c'è sempre stata, dalle piramidi al Partenone. Le più colorite informazioni commerciali hanno una lunga storia: le troviamo in evidenza perfino nei postriboli di Pompei. Più recente è l'idea che la pubblicità sia una forma di guerra, rivolta a conquistare la mente del consumatore. Il marketing prende in prestito la terminologia bellica, dal target alla mission, con in primo piano ovviamente le campagne pubblicitarie, intese come veri e propri piani di assalto e di assoggettamento. Apparentemente, invece, moda e guerra rinviano a due linguaggi contrapposti. Pur avendo in comune la rilevanza della propaganda, l'una vende la vita, l'altra la morte. Siamo il campo di battaglia di molteplici guerre culturali, capitanate dai marchi, dalle multinazionali, dai mercati. Prima che i nostri soldi, spesso una pubblicità senza scrupoli vuole la nostra anima, i nostri desideri e la nostra visione del mondo. Vista la sproporzione delle forze in gioco, non sarà una battaglia perduta in partenza, se ci sarà una maggiore consapevolezza della posta in gioco - con l'aiuto di questo agile, preciso volume.