Ricorre quest'anno l'80° della battaglia di Stalingrado, anche se la "città di Stalin" si arrese, con la 6a Armata di von Paulus, il 2 febbraio 1943. Inizio della definitiva parabola discendente del terzo Reich. Non aveva portato fortuna, l'anno prima, intitolare l'attacco all'URSS all'imperatore Hohenzollern, soprannominato "Barbarossa". Troppe le carte mancanti. La prosecuzione delle ostilità contro l'Inghilterra (vana la missione di pace del "delfino" di Hitler, Rudolf Hess) aveva costretto la Wehrmacht a disperdere Divisioni su Divisioni: dalla Francia alla Norvegia, dalla Danimarca alla penisola balcanica, alla Libia. Inoltre contro il parere dell'alleato, Mussolini aveva attaccato la Grecia aprendo all'Asse un nuovo fronte, con il differimento delle operazioni contro la Russia dal 15 maggio al 22 giugno: preziose settimane di bel tempo perdute. Infine, nessun serio tentativo venne fatto per convincere il Giappone ad attaccare alle spalle l'Armata Rossa, quando i Tedeschi raggiunsero i sobborghi di Mosca. Spaventoso il prezzo, in vite umane, pagato dall'URSS. Nel 1940 Kruscev chiese agli esperti i dati "veri": gli fu risposto, 40 milioni i caduti, militari e civili, della "Grande Guerra Patriottica": spaventato, il Segretario generale del PCUS dimezzò la cifra. La sola Armata Rossa aveva perduto otto volte più uomini dell'esercito tedesco.