L'autore sostiene la tesi che gli attuali nuovi modelli di produzione non sono ancora alternativi al fordismo. Le imprese che li hanno adottati, perseguendo la logica del vantaggio competitivo, hanno realizzato sì prodotti differenziati, ma quasi sempre poco innovativi e non hanno avuto la capacità di innescare nuovi consumi, nuovi stili di vita, e con essi una corposa crescita della domanda. Vi sarebbe però l'opportunità di esplicitare tutto il potenziale strategico della specializzazione flessibile, consentendo alle soluzioni di diventare massa di soluzioni, forse fino al punto di imporre la loro logica a quella delle merci, orientando ogni forma di differenziazione produttiva che il vantaggio competitivo esige verso la produttività sociale.