Intorno alla cultura milanese dell'età di passaggio tra Cinque e Seicento è ormai ben avviato un rinnovato corso di studi, capace di smuovere l'attardata visione di una città gravitante attorno alla corte borromaica. Il volume si colloca sulla scia di tale ripresa scientifica e assume come prospettiva privilegiata l'incrocio tra la poesia e le altre arti: la pittura, la musica, ma anche le discipline dello spettacolo, la letteratura artistica, le arti minori, aggiungendo le scritture accademiche e, in generale, le più varie occasioni in cui i testi diventano espressione di comunità culturali oltre che di una codificazione teorica. I saggi raccolti offrono così ricerche perlopiù inedite sulla lirica ecfrastica tra Giovan Paolo Lomazzo, Gherardo Borgogni, Girolamo Borsieri ed Ercole Cimilotti; sulla pittura di Giovanni Ambrogio Figino; dimostrano altresì l'importanza dell'Accademia degli Inquieti, con i suoi interessi musicali e coreutici, oltre che teatrali; infine, illustrano l'erudizione e la sensibilità artistica del monaco benedettino Placido Puccinelli.