"L'autore si pone una domanda che anche molti lettori forse si pongono: non bastano le storie dei malati, esaminate con attitudine empatica, a lenire le sofferenze dei curati e anche dei curanti e a rafforzare in entrambi la resistenza agli insulti della realtà? E l'autore si dà anche la risposta, che personalmente condivido: 'almeno qualche volta, l'esperienza estetica che si vive con una storia inventata insegna a vedere quello che accade intorno e che spesso non si riesce a percepire'" (dalla Prefazione di Luciano Vettore).