Un privilegio di Ferdinando d'Aragona, re di Sicilia, concesso il 28 gennaio 1489, autorizza i Magnifici Giurati della città di Palermo a inserire nel loro sigillo un "Homo con lo Scursuni in cintu". È il più antico documento sul cosiddetto "Genio", senza accenni a legami con antiche divinità del pantheon fenicio, greco e romano. Stando a un sonetto cinquecentesco di Argisto Giuffredi, si tratterebbe del Vecchio Oreto, padre dei palermitani, il fiume che "ben d'oro il nome porta" e scorre nella Conca d'Oro, detta Oretea prima che il medico filosofo Matteo Donia, nipote del protomedico Giovan Filippo Ingrassia, la ribattezzasse Concha Aurea. In questo volume, riccamente illustrato, al di sotto del tono dissacrante e scherzoso, mai irriverente, c'è pieno rispetto per le fonti antiche, medievali, moderne e contemporanee. Sono cinque secoli e mezzo di Controstoria di Palermo felicissima, inedita per molti aspetti, che ruotano intorno al suo emblema enigmatico e ai motti che lo accompagnano.