Versi che si insinuano nelle pieghe del sentire, nelle sfumature delle emozioni, ammettendo l'incapacità di donare certezze ma capaci di riconoscere le orme del percorso. «Non chiederci la parola» scriveva Eugenio Montale, «non domandarci la formula che mondi possa aprirti». Da questa consapevolezza nasce questa silloge, dalla convinzione che la poesia si ponga al margine di una contemporaneità che vive di personali percorsi condivisi. Ma se instabili e confusi sono i sentimenti nel nostro tempo, vigile e presente è il linguaggio che descrive la loro forma e gli dona un contorno preciso. Come una cornice su un quadro astratto, così le poesie di questo lavoro lasciano che il contenuto si unisca al sentimento vissuto dal lettore.