Shintuya, Perú, ottobre 2021. Ci sono rumori di ruspe e odore di catrame a pochi metri da me. Filtrano attraverso gli alberi rimasti a fare da scudo tra la capanna dove vivo da un paio di settimane e la strada. La stessa strada bianca sterrata, ricca di buche e folta di rami caduti dopo le forti piogge che, 20 mesi orsono, percorrevo tutti i giorni per qualche ora di lavoro nella chacra. Finalmente ritorna il concerto di canti di uccelli colorati, schiamazzi di scimmiette spericolate e il leggero ronzio di insetti con o senza aghi. Deduco sia appena iniziata la pausa pranzo degli operai cinesi. Lavorano senza un giorno di pausa per terminare una strada che sta mangiando chilometri quadrati di foresta. Il loro obiettivo è facilitare l'estrazione di metalli e pietre preziose. Due carreggiate che aprono largo spazio anche per il traffico illegale di legna centenaria e banane ancora verdi per i supermercati delle grandi città peruviane.
