Il corso universitario del 1927 su Natura e Spirito rappresenta uno dei principali snodi del pensiero di Husserl, e costituisce una cerniera fra l'elaborazione della fenomenologia trascendentale e le riflessioni dell'ultima fase, centrate sull'esperienza del mondo-della-vita e condensate nella Crisi delle scienze europee. In queste lezioni viene svolta una fondazione fenomenologica delle scienze, ricondotte al mondo dell'esperienza prescientifica, a quell'ambito che se per un verso è un campo di ingenuità naturale che va fenomenologicamente superato, per un altro verso è anche il terreno solido a cui vanno riportate le operazioni delle scienze stesse. La sconfitta del naturalismo può dunque avvenire solo con un duplice movimento di pensiero, i cui poli sono congiunti dall'attivazione dell'atteggiamento fenomenologico: da un lato il superamento dell'ingenuità extra-scientifica e dall'altro lo svelamento dell'inganno scientista e positivista grazie all'affermazione dell'esperienza precategoriale, entrambi possibili solo per mezzo della riduzione fenomenologico-trascendentale. Così la filosofia diventa scienza rigorosa. Il volume include anche due brevi appendici di Eugen Fink e Johannes Pfeiffer (che presero parte come uditori al corso di lezioni del 1927) e, come postazione, un saggio di Renato Cristin, che fondandosi sul pensiero fenomenologico husserliano evidenzia i limiti e gli abusi della scienza.