Immaginate di essere privi di emozioni e qualità, solo cervello e capacità di raziocinio, come un computer che a ogni domanda risponde con il risultato corretto. Per una lunga tradizione di pensiero è così che conosciamo il mondo e noi stessi: usiamo strutture a priori per ordinare ed elaborare l'informazione che ci proviene dai sensi. Ma le cose funzionano davvero in questo modo? Da più di un secolo, discipline apparentemente distanti ma fra loro legate come fisica e psicologia ci hanno mostrato che il mondo e l'esperienza che di esso abbiamo non cessano d'incrociarsi e di modificarsi reciprocamente, senza strutture definitive o sistemi di riferimento validi una volta per tutte. Questo libro racconta la storia di una "perdita dell'innocenza", a conclusione di un viaggio affascinante attraverso momenti che hanno cambiato il volto della fisica e della psicologia. Una storia che mostra come, proprio là dove i fondamenti del nostro pensiero paiono vacillare in una crisi profonda, si possa recuperare un'idea radicale di scienza come conoscenza oggettiva: quello "sguardo muto" che le cose gettano su di noi e a cui diamo voce in teorie, formule, esperimenti.