Come siamo passati dalla crisi economica a uno stato costante di economia della crisi? Da anni si parla della crisi economica, ovvero del rallentamento della capacità dell'economia capitalista di saper produrre nuova ricchezza reale nonostante la forza d'urto rappresentata da paesi quali la Cina e l'India. Questo libro, invece, guarda alla "economia della crisi", individuandone la sua radice finanziaria e cercando di illustrare come la distribuzione del reddito su scala mondiale stia andando incontro a una polarizzazione a favore del capitale e delle rendite finanziarie in una misura senza precedenti. I bilanci delle multinazionali e delle banche d'affari che monopolizzano i mercati finanziari scoppiano di utili, mentre aumenta ogni giorno il numero di coloro che vivono sulla linea e anche al di sotto della linea della povertà. Il neoliberismo ha trionfato nei paesi occidentali soprattutto grazie alla resa incondiziona ta delle forze della sinistra e all'indebolimento del movimento sindacale. "L'economia della crisi" fa così precipitare nella insicurezza esistenziale ceti sociali che per quasi un secolo avevano vissuto in un dignitoso benessere, taglia i livelli di Welfare che i lavoratori avevano saputo conquistare, rende quasi impossibile la competitività delle piccole imprese. Nel governo liberista della globalizzazione l'Europa gioca un ruolo fondamentale e sta diventando la parte di mondo dove la dittatura del capitale pone in discussione i diritti elementari di coloro che appartengono alle classi più deboli. Dinanzi a un siffatto scenario sociale, ma anche alla luce delle contraddizioni che comunque esistono all'interno del sistema capitalista, una nuova sinistra, che senza vergognarsi delle sue radici sappia leggere quello che accade oggi, avrebbe tanto da dire e tanto da fare.