Nel giugno del 1991 Franco Fortini registra per la Rai una serie di conversazioni radiofoniche con Donatello Santarone attorno ai padri della nostra letteratura: Dante, Tasso, Leopardi, Manzoni e Pascoli. Ne nasce un dialogo intenso e attuale, nel quale il pensiero di Fortini, in un continuo scambio dialettico con Santarone, fa stridere passato e presente nel tentativo di prefigurare un futuro attraverso quella tradizione letteraria così a lungo frequentata come critico e come poeta. Un "classicismo inquieto" e mai appagato, sensibile alle fratture storico-espressive del Novecento e capace di indagare senza timori il senso della funzione poetica, oscillando (per riprendere un distico di Saba) fra le "rose" dell'innocenza e l'"abisso" della menzogna. Un testo imprescindibile di uno dei più acuti intellettuali del nostro paese.