«Valutare o trattare un paziente con tendenze suicidarie rappresenta probabilmente il compito più impegnativo che i clinici si trovano ad affrontare nella loro vita professionale, e questo sia intellettualmente che emotivamente. Infatti, non molte interazioni cliniche generano risposte emozionali così intense come quando ci si trovi ad interagire con un individuo che è recentemente sopravvissuto a un grave tentativo di suicidio o sta contemplando un atto estremo nel prossimo futuro. Possiamo ipotizzare molte ragioni alla base di queste risposte. In primo luogo, come clinici siamo stati addestrati a valutare oggettivamente e sistematicamente sintomi e segni di malattia al fine di raggiungere una diagnosi corretta. A partire da questa diagnosi, provvisoria o confermata, abbiamo la responsabilità di formulare e valutare un piano terapeutico efficace. Nel caso di una pericolosità suicidaria, ciò che spesso ci troviamo di fronte non è una malattia diagnosticabile ma la minaccia di un comportamento cui possono contribuire diverse malattie psichiatriche, di varia gravità. In alcuni casi, non è presente alcuna malattia psichiatrica rilevabile. In secondo luogo, come clinici siamo stati investiti della responsabilità di garantire il benessere dei nostri pazienti e, per quanto possibile, di evitare le complicanze derivanti dalle malattie. Con il trascorrere del tempo, poi, abbiamo assistito a un livello crescente di controllo sulla validità delle diagnosi da noi attribuite ai pazienti e sull'efficacia delle strategie di trattamento implementate. La minaccia di un contenzioso legale ha notevolmente influenzato il modo in cui i clinici affrontano le interazioni cliniche con i loro pazienti. Una delle ricadute più dannose è l'approccio 'difensivista', in cui il terapeuta diventa troppo concentrato sulle possibili rivendicazioni legali a scapito di un più aperto e partecipato ascolto delle tematiche del paziente. Di conseguenza, essere in grado di gestire le innumerevoli questioni che circondano la valutazione e la gestione delle persone che presentano un rischio di suicidio rappresenta una delle competenze fondamentali che i clinici devono saper sviluppare e conservare durante tutta la loro vita professionale. In questo volume, con un linguaggio semplice e piano, rivolto alla complessità dell'assistenza in vari setting operativi, abbiamo cercato di descrivere e chiarire gli aspetti più salienti dell'affrontare il rischio di suicidio nella pratica clinica quotidiana, facendo attenzione sia agli aspetti emozionali del terapeuta che alle condizioni per operare con competenza e serenità, anche quando le circostanze cliniche destino un livello di preoccupazione particolarmente elevato.» (Diego de Leo)