«A Trieste, nel corso del secolo XVIII, sparì rapidamente un comune autonomo, povero ma con secolari memorie, e subentrò ad esso una grande città mercantile interessata alle ricchezze e alle soddisfazioni pratiche, porto favorito dell'Austria. Ai contemporanei, a coloro che sbigottiti o entusiasti assistettero a questa vicissitudine, non sfuggì l'importanza del fatto e tanto le carte di archivio quanto le scritture pubbliche e private che di quei tempi ci sono pervenute, rilevano vistosamente la buona o mala ventura dei triestini destinati chi alla miseria e chi al successo nella nuova situazione, come pure l'importanza e i vantaggi che il progresso infine a tutti portava.» (Dalla Premessa) A più di cento anni dalla nascita di Elio Apih e a vent'anni dalla scomparsa viene riproposto questo suo libro, pubblicato la prima volta nel 1957.