La sicurezza va concepita non più in contrapposizione con la libertà, quasi che la lievitazione dell'una necessariamente debba comportare una conseguente diminuzione o attenuazione dell'altra, ma va accreditata come espressione, invero una delle molteplici espressioni, del diritto di libertà. Una sicurezza, quindi, da percepire come diritto di libertà, uno dei tanti diritti di libertà consacrati esplicitamente e implicitamente dalla nostra Costituzione. Un diritto da vivere non soltanto nella dimensione individuale tipica di ogni libertà, ma da esercitare preliminarmente nella caratterizzazione collettiva propria dei diritti sociali che vanno garantiti a tutti oltreché ai singoli. Una sicurezza, conseguentemente, che proprio la connotazione libertaria consente di evidenziare come altamente democratica in quanto contiene in sé i valori e i limiti propri di ciascun diritto di libertà, primo fra tutti quello di non poter negare se stessa. Laddove ciò dovesse accadere, verrebbe infatti a configurarsi una sicurezza diversa, non più democratica e costituzionalmente garantita, ma una sicurezza deviata rispetto alla sua essenza, espressione di un'impostazione derivante da un regime autoritario aduso, questo sì, a negare la libertà.