L'obiettivo di questo foto-racconto è provare a fissare attraverso le parole e le immagini, le sensazioni scaturite dalla visita di un luogo che è stato teatro di una delle più grandi tragedie contemporanee. I dialoghi delle interviste alle persone che ne furono, all'epoca, inconsapevoli protagoniste, offrono una testimonianza emotiva che ancora si percepisce attraverso gli sguardi e l'espressione del viso dei sopravvissuti. Questo libro quindi non è un resoconto più o meno dettagliato degli eventi che hanno portato al disastro di Chernobyl, di cui peraltro esiste ampia ed autorevole documentazione, bensì una narrazione intrisa di emozioni e impressioni profonde dell'autore che, con parole e immagini, descrive ciò che ha visto e percepito da dietro la macchina fotografica, fino a immedesimarsi nel ruolo di un cittadino qualunque della Pripyat prima dell'incidente. Il lettore è di fatto portato a compiere un viaggio visivo ed emotivo tra quello che resta di una fiorente città entrando in empatia con i sopravvissuti, quasi a sentirsi uno di loro, salvo accorgersi, a differenza di loro, di avere in tasca un biglietto per il viaggio di ritorno.