Gli otto mesi che dal settembre 1758 all'aprile dell'anno successivo Johann Joachim Winckelmann trascorse a Firenze costituiscono un momento felice della sua biografia. Giunto in città su invito di Heinrich Wilhelm Muzell Stosch per stendere il catalogo della raccolta di gemme che il barone Philipp von Stosch, morto il 22 marzo 1757, conservava nel suo appartamento al piano nobile del Palazzo Ramirez de Montalvo in Borgo degli Albizzi, Winckelmann trovava altre cogenti motivazioni per il suo tour fiorentino nel desiderio di conoscere le raccolte granducali e i materiali delle altre collezioni fiorentine e, soprattutto, nella volontà di approfondire lo studio del mondo etrusco e delle sue anticaglie, un tema che, in quegli anni, occupava un posto non secondario nell'officina della Geschichte der Kunst des Alterthums. Attorno a questo tema si sono concentrate le manifestazioni fiorentine che hanno aperto i festeggiamenti internazionali per celebrare il doppio anniversario dei duecentocinquanta anni della nascita a Stendal in Sassonia il 9 dicembre 1717 e dei trecento anni della morte, avvenuta a Trieste il giorno 8 giugno 1768, di Johann Joachim Winckelmann. Le celebrazioni fiorentine hanno visto dapprima la mostra, "Winckelmann, Firenze e gli Etruschi. Il padre dell'archeologia in Toscana", che dal 26 maggio 2016 al 30 gennaio 2017 ha coinvolto presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze un grande concorso di pubblico, e poi il convegno internazionale "Winckelmann, Firenze e gli Etruschi", promosso dall'Università di Firenze, dalla Winckelmann-Gesellschaft Stendal e dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che, apertosi la mattina del 26 gennaio 2017 nel Salone dei Cinquecento del Palazzo Vecchio, ha visto nei giorni 26 e 27 gennaio un folto gruppo di studiosi italiani, tedeschi, francesi discutere, nell'Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana in Palazzo Panciatichi di via Cavour, su Winckelmann e il suo interesse per il mondo etrusco e il suo rapporto con il milieu intellettuale fiorentino, nonché sul riverbero che il pensiero e le opere del sassone conobbero a Firenze e, più in generale, nel Granducato nella seconda metà del XVIII secolo e nel corso delle prime decadi dell'Ottocento. Integrandosi armonicamente con i saggi pubblicati nel catalogo della mostra, vengono ora pubblicate le relazioni presentate nelle varie sedute del convegno.