Diversi motivi rendono il commento alla Commedia di Pompeo Venturi uno dei momenti più importanti della storia della fortuna di Dante. Pubblicato a distanza di oltre un secolo e mezzo dai commenti cinquecenteschi di Alessandro Vellutello, Lodovico Dolce e Bernardino Daniello - seguiti, com'è noto, da un lungo periodo di improduttività esegetica -, esso costituisce infatti la prima manifestazione rilevante, nell'ambito dell'esegesi, del grande "risorgimento" settecentesco degli studi danteschi. Notevole anche come documento del mutato rapporto dei gesuiti con Dante. L'opera di Venturi nasce perciò con uno scopo didattico, agevolare e orientare la lettura e l'interpretazione di un testo, la Commedia, sempre più ritenuto fondamentale per la formazione morale dei giovani, né trascurabile ne è l'obiettivo di creare uno strumento con cui venisse rafforzata ed estesa l'egemonia pedagogica e culturale dei gesuiti nella società italiana. Al di là delle segrete intenzioni, comunque, scopo primario dell'impresa è di procedere a un significativo ammodernamento dell'interpretazione di Dante, per cui realmente, all'esame oggettivo, numerosi sono i passi in cui risultano avanzate proposte esegetiche diverse da quelle dei commenti precedenti.