Nel cuore della Roma rinascimentale della seconda metà del Cinquecento si colloca la fase piú matura dell'operato dell'umanista portoghese Achille Stazio (Aquiles Estaço, Vidigueira 1524-Roma 1581). Impegnato nelle attività editoriali e propagandistiche ispirate dai dettami tridentini e in particolare nell'edizione dei testi dei Padri della Chiesa greca, Stazio allestí una delle maggiori biblioteche private romane del tempo, di particolare rilievo per mole e valore intellettuale. L'imponente raccolta libraria di circa duemila titoli tra manoscritti e stampati venne donata in eredità alla neoistituita Congregazione dell'Oratorio di Roma e rappresenta il nucleo fondativo della biblioteca della comunità filippina. All'interno di questa istituzione il lascito staziano finí per confondersi con quelli di altri eruditi e benefattori per passare infine, senza soluzione di continuità, all'attuale Biblioteca Vallicelliana di Roma. In linea con il rinnovato interesse da parte della comunità scientifica verso vari aspetti della poliedrica figura dell'umanista, il lavoro mira alla ricostruzione di una parte della biblioteca di Achille Stazio, ossia quella manoscritta di lingua greca. Muovendo dagli indizi di natura materiale desumibili dai codici vallicelliani, confrontati con i dati reperibili da fonti di natura differente - in primis storica, archivistica e biblioteconomica -, l'indagine si propone come base per ulteriori ricerche dedicate a Stazio e contribuisce, per mezzo del caso di studio del lusitano, a gettar lumi sull'intricato mondo degli eruditi rinascimentali.