Il titolo " Kintsugi" rivela la componente psicologica di tutta l'opera, che usando proprio questo titolo l'autrice vuole indirizzare il lettore proprio verso un percorso"riparatore" della sua esistenza. Infatti la pratica del Kintsugi ci catapulta nella cultura giapponese del XV secolo e significa, in modo letterale, "Riparare con l'oro", da Kin(oro) e tsuggi (riparare). L'assonanza con l'opera poetica ci porta ad assimilare questa antica pratica, infatti nella tecnica del kintsugi, l'oggetto riparato, così come il nostro corpo, insieme di mente e spirito, non ritorna più come prima ma ciò nonostante diventa unico e prezioso. L'obbiettivo non è nascondere le difficoltà, ma è promuovere un percorso di crescita, in cui la persona possa ritrovarsi e diventare sempre più consapevole di se stessa, delle sue fragilità e delle sue risorse, proprio in modo unico e prezioso. Questa opera è tutto questo, dove attraverso tre fasi si compie proprio un percorso di accettazione del corpo e delle fragilità personali che come nel kintsugi, vengono evidenziate e "riparate" perchè sono proprio loro, le imperfezioni, le "crepe" a renderci non solo unici ma sopratutto autentici. Così l'autrice debutta con una dedica universale "... a tutti quei fiori che sbocciano e non, che credono nell'amore e nella forza delle parole... ( Asia Streparola)