Il volume tratta dello jus variandi nel contratto di lavoro tra privati, inteso come il potere del datore di lavoro di mutare le mansioni cui il lavoratore è adibito. La disciplina legale dello jus variandi, contenuta nell'art. 2103 cod. civ., ha subito profonde modifiche dalla sua entrata in vigore. Da ultimo, nel 2015, il legislatore ha dato una nuova regolamentazione alla materia delle mansioni del lavoratore e, di riflesso, a quella dello jus variandi, riconoscendo un ruolo inedito alla contrattazione collettiva. A distanza di quasi dieci anni dalla riforma del Jobs Act, la nuova disciplina ha iniziato a permeare il sistema, soprattutto grazie al ruolo della contrattazione collettiva che, pur limitatamente ad alcuni settori, ha avviato un processo di rivisitazione non solo dello jus variandi nel suo complesso, ma anche, più specificamente, del significato della professionalità. L'indagine oggetto del volume si concentra intorno a questo mutato quadro e, in particolare, al ruolo dalla contrattazione collettiva nella ridefinizione dei limiti allo jus variandi e, quindi, nella tutela e valorizzazione della professionalità del lavoratore di fronte al potere del datore di lavoro.