Apparentemente un piccolo libro di racconti, o meglio di cronache, per lo più dedicate all'estate; interpolato da traduzioni e momenti di pensiero. Forse, il tentativo di accostare il mistero della vocazione - tema lungamente corteggiato -, in verità di celebrarlo nel modo della sua mancanza di soluzione, attraverso un altro e più fitto mistero, quello dell'amore. Non tanto per ravvisarvi l'arcano di un'eccitazione emotivamente decisiva - i gesti scomposti degli innamorati - che dia corpo alla narrazione, quanto per cogliervi quella dimensione di festa, spensierata e senza scopi - il fare che non fa niente - che rende la vita vivibile, ricongiungendola alle parole da cui non si distingue; avventurosa perché risolta nella stessa scrittura che la sostiene e alimenta. Opera senza opera, che si fa cancellandosi, per affermare che il sogno dello scrittore - trattenere la vita attraverso segni e lettere, per raccontarla - non è che il sogno felice, e il desiderio soddisfatto, della pagina bianca, esposta al pudore dello sguardo per essere letta in quanto davvero illeggibile.