Ci si può stupire del fatto che Edmund Husserl (1859-1938), filosofo ebreo nato in Moravia ma che ha vissuto gran parte della sua vita in Germania, noto per il suo rigore intellettuale e per il suo 'distacco' nell'analisi di ciò che si presenta (fenomeno) all'essere umano, abbia rivolto, all'età di settantasei anni, la sua attenzione allo sviluppo del 'bambino', dalla vita intrauterina fino al riconoscimento degli 'altri' che vivono con lui/lei. Il pensiero di Husserl, a tre anni dalla sua morte, pur privilegiando un esito di tipo antropologico, si apre a quei territori che sono costitutivi dell'umano e da sempre oggetto di domande 'ultime' sull'uomo, sul mondo, sul destino. Questo è un libro di filosofia che però affianca ai ragionamenti logici stringenti un'importante apertura psicologica e trascendentale su tutti quegli stati limite in cui la coscienza umana o non si è ancora costituita oppure sembra sparire. Un libro che presenta un Husserl come non siamo abituati a conoscere.