La Fortezza di Nettuno, che domina il Golfo che va da Anzio a Torre Astura, fu fatta costruire da Alessandro VI Borgia tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. È tuttavia - come la definisce l'Autore - "un castello senza nome". È chiamata, infatti, "dei Sangallo", da Giuliano e Antonio "il vecchio", architetti di Firenze che - probabilmente - la progettarono e realizzarono. Gli stemmi di papa Borgia furono cancellati dalla Fortezza dai Colonna, antichi feudatari di Nettuno, succeduti nel suo possesso agli Orsini. Ma sulla Fortezza, simbolo del potere sul Feudo, tutte le maggiori famiglie nobiliari romane hanno scritto i loro nomi e posto i loro stemmi: dai Caetani ai Pamphilj, dai Carafa agli Albani e ai Borghese, attraverso "cardinali nipoti" di papi delle loro casate. Damnatio Memoriae ricostruisce una storia affascinante che attraversa l'intero Medioevo e da cui nasce la stessa "Idea di Crociata" con un papa dei Conti di Tuscolo: Benedetto VIII che, poco dopo l'Anno Mille, fortifica Nettuno per proteggerlo dai continui saccheggi dei Saraceni. Pirati che avevano già distrutto l'antica Antium romana e saranno per secoli i padroni del Mediterraneo. Pericolo permanente che porterà Alessandro VI a costruire la sua Fortezza, che sarà guardiana della costa sud di Roma sino agli inizi dell'Ottocento e che oggi, con la sua storia e i suoi misteri, ne è stupendo simbolo di Memoria.