I Musei Civici di Pavia conservano da circa due secoli la matrice in rame incisa a bulino da Marcantonio Raimondi raffigurante la Strage degli innocenti, un manufatto preziosissimo e poco noto. Si tratta di un'invenzione di Raffaello, che, nel secondo decennio del Cinquecento, aveva messo a sistema un'idea geniale già sperimentata da artisti come Albrecht Dürer e Andrea Mantegna, ovvero far incidere e così trasmettere tramite la stampa, in molteplici esemplari, le proprie 'idee' o 'invenzioni'. A pochi decenni di distanza, Giorgio Vasari nelle "Vite" celebrava la rivoluzionaria portata di quella intuizione, portando ad esempio, tra le altre, proprio questa raffigurazione, che dovette riscuotere fin da subito un grande successo editoriale se venne addirittura diffusa in due versioni, distinte tra loro per la presenza di un alberello, detto, nel linguaggio specialistico, 'felcetta', visibile nella lastra pavese, assente nell'altra. Le due lastre subirono numerose tirature, come testimoniano le impressioni impoverite e quasi 'fantasma' che si conservano oggi in molte collezioni. All'inizio dell'Ottocento della matrice 'senza felcetta' si persero le tracce, mentre l'altra entrò nella collezione del marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro nel 1820, per poi passare successivamente a far parte dei Musei Civici di Pavia. Lì rimase custodita e protetta - anche se sappiamo che il marchese ne dovette tirare qualche impressione e, a giudicare dal foro praticato in alto al centro, ipotizziamo che la lastra fu probabilmente anche esposta.