«Il panorama fiorito dal dialogo corto che Alberto Airola ha stabilito fra il suo sguardo e il mondo si carica di un particolare esotismo d'immagine: l'autore stesso scopre sorpreso il risultato del suo casuale elaborato visivo, se ne meraviglia e se ne compiace. C'è un elemento di catarsi e di rinnovo spirituale in questo abbandono quasi inavvertito ai benefici cromatismi ed agli effetti fotografici catturati in modo abdomantico dal cellulare: c'è l'abbandono psichico, il distacco dai vincoli dell'ordine intellettuale, quella certa perdita dell'Io (la "dépense" avrebbe detto Georges Bataille) che si identifica con l'autentico ritrovamento di sé stessi in un diffuso e totale riconoscimento del principio di piacere [...]» (dal testo critico di Duccio Trombadori)