I Costaguti, originari di Chiavari e giunti a Roma alla fine del '500, «per colpa di sorte e per propria disinvoltura» ottennero la protezione di Paolo V Borghese dal quale «furono promossi a cariche molto lucrose ed esaltanti». Dopo aver accumulato nel giro di pochi decenni enormi fortune entrarono nella cerchia della nobiltà romana riuscendo a ricoprire prestigiose cariche cittadine. Tra i maggiori rappresentanti della Famiglia si annoverano Prelati, Tesorieri Camerali, Finanzieri, Presidenti della Zecca, Conservatori, Senatori, Cavalieri Gerosolimitani. In particolare, Giovanni Battista seniore ottiene il titolo di Canonico Decano del Capitolo di San Pietro preposto al controllo del cantiere della Basilica, mentre Vincenzo (1643) e Giovanni Battista iuniore (1690) raggiungono la porpora cardinalizia. Nel 1645, sotto Papa Innocenzo X, Prospero Costaguti diventa primo marchese di Sipicciano e Signore di Roccalvecce e, negli anni successivi, apre il Banco Costaguti nei pressi di piazza Navona insieme ai fratelli Ascanio, Achille e Giovan Giorgio. Grazie all'impressionante disponibilità finanziaria, i Costaguti finanziano la corte papale e i personaggi più influenti dei salotti romani, diventando quindi una delle famiglie nobili più influenti a Roma. Nei secoli XVI e XVII i loro palazzi romani e le ville laziali sono frequentati da valenti artisti, quali i fratelli Zuccari, il Domenichino, il Guercino, il Lanfranco, il Cavalier d'Arpino, il Mola, il Poussin, il Dughet, il Tassi che arricchiscono gli ampi saloni delle loro dimore con affreschi di mirabili scene di allegorie, muse e paesaggi. Il prestigio dei Costaguti si consolida nel corso dei secoli, mantenendo viva l'originaria spinta propulsiva ad accrescere nel tempo il proprio patrimonio e il proprio nome, mai rinnegando l'antico motto che gli illustri avi avevano scelto per celebrare le gesta della Famiglia: Evehit ad sidera virtus, elevare la virtù mirando alle stelle.