Nina, studentessa di un liceo della periferia romana, pone al suo nuovo prof di filosofia una serie di domande sull'amore, nella speranza che egli possa disporre di antidoti di pensiero per le sue dolenti inquietudini. Inizia così un colloquio a distanza nel quale, mentre intorno e dentro di loro scorrono gli avvenimenti minimi, folli, inquietanti o teneri del mondo quotidiano che condividono, Nina guida con le sue domande il prof in un percorso a ritroso attraverso la sua propria esperienza della passione o - come egli preferisce dire - dell'incognita. L'amore e la scuola finiscono così per fondersi in un unico affresco nel quale svelano un'omologia: quella d'essere due ambiti dell'esistenza nei quali le emozioni e le azioni ritrovano un'autenticità, una grazia e una brutalità intatte, immuni - nel bene e nel male - alla corrosione delle routine comportamentali.