"L'Istituto Luce, com'è ben noto, fu una potente macchina del consenso per il regime fascista. Mussolini comprese bene, sin da principio, che la sua permanenza al potere era strettamente legata alla persistenza nell'immaginario degli italiani del grande racconto del fascismo, coi suoi abbacinanti simboli di potenza e di vittoria chiamati a rimuovere le dolorose contraddizioni del reale nel grande slancio progressivo di una Storia intessuta col mito. Un mito di cui il Duce era naturalmente protagonista unico e semidivino: dal «piccone risanatore», imbracciato senza indugio per far spazio alla nuova edilizia, fino alla trebbiatura del grano a torso nudo sui suoli dell'«agro redento», sono celebri alcune fra le più tipiche sequenze dei cinegiornali del Ventennio, con quella narrazione enfatica e senza cedimenti che fondò l'epica del regime. Oggi quella retorica sopra le righe, così immediata nei suoi scopi e così priva di domande e di autoironia, ci appare fin troppo scoperta, finanche ingenua; eppure il cinegiornale dell'Istituto Luce fu uno strumento di straordinaria persuasione per un popolo largamente analfabeta e del tutto indifeso rispetto alla potenza inedita dell'informazione cinematografica. Per trent'anni, fino all'arrivo in Italia della televisione, il cinegiornale Luce e la Settimana Incom mostrarono agli italiani la sola possibile verità dei fatti, nell'evidenza "oggettiva" dell'occhio di una telecamera. Porgo dunque il nostro benvenuto a questa interessantissima mostra dell'Istituto Luce, che ospitiamo nel convento di San Domenico Maggiore. Sin dal titolo il progetto ricorda la costruzione dell'«immaginario italiano» di cui fu abbondantemente responsabile la produzione cinematografica dell'Istituto: non soltanto, beninteso, con l'irrobustimento di un sentimento fascista e del suo corollario di credenze; ma più ampiamente con la fondazione di un nuovo alfabeto di valori e di identità, di estetiche e di desideri. Dall'esaltazione della vita rurale alla definizione dei ruoli sociali dell'uomo e della donna, dalla moda allo sport, il cinegiornale disegnava i simboli e le aspirazioni degli italiani con una pressione uniformante che si alimentava di una suggestione senza precedenti. Perciò, accanto all'enorme valore storico di questa mostra, con la preziosa singolarità dei suoi documenti che tratteggiano una fase cruciale del nostro Novecento, ci auguriamo in seconda istanza che questa iniziativa culturale offra lo spunto per attivare pubblicamente una riflessione critica sul peso dell'informazione nella costruzione delle credenze di una comunità, dei suoi valori, delle sue priorità. Il controllo dell'informazione, come ci insegna definitivamente la storia dell'Istituto Luce, può corrompere l'anima di un popolo e rovesciare i suoi riferimenti. Ci auguriamo che questa mostra sia una bella occasione di crescita culturale e di sviluppo del pensiero critico per tutti noi." (dalla Presentazione di Luigi de Magistris). Presentazioni di Nino Daniele e Roberto Cicutto.