Il disegno infantile costituisce, a nostro avviso, non solo un luogo privilegiato in cui la creatività e l'immaginazione si lasciano osservare, ma anche una fonte inesauribile di invenzioni grafiche da conoscere e da esplorare. Con tale indagine il saggio vuole dare un contributo a comprendere la genesi della creatività infantile, coglierne il nesso con testimonianze, eventi artistici ed espressioni culturali del XX secolo, nel convincimento che ciò possa condurre verso approfondimenti operativi. Non si propone di imitare i bambini, ma di percorrere ed esplorare piste da loro intercettate, le quali per tante ragioni, non escluse le convenzioni del realismo visivo sono state abbandonate. Questo saggio è rivolto non solo agli artisti e ai teorici della forma e della figurazione, ma anche a coloro che non hanno particolare talento artistico né pensano mai di seguire un'attività del genere, a "l'homme du commun" direbbe Dubuffet, a coloro che hanno perso l'abitudine di tener in mano una matita, ritenuta inutile per una presunta incapacità ad usarla, infine agli educatori, a quanti pensano che il disegno non sia, come nello sport agonistico, il luogo dove si formano e si esercitano solo i talenti artistici, ma dove si forma il pensiero visivo.