Un reportage non lineare sull'Albania: nello spazio, nel tempo e nell'approccio. Un giornalista e una fotografa che da più di un decennio attraversano un territorio che è allo stesso tempo molto vicino all'Italia e altrove, spesso rimosso. Decine di interviste raccolte in lunghe residenze hanno posto gli autori di fronte a un materiale enorme, Un auto racconto di tre generazioni di albanesi che si sentivano, dopo la caduta del regime, di avere un credito con la storia. Questa corsa senza sosta, verso un futuro che nessuno aveva il tempo di programmare, ha generato un'accumulazione di strati, che ha reso il reportage un'azione speleologica più che giornalistica, un confronto tra la visione dei reporter e le tensioni narrative di un mondo che è sempre stato oggetto di narrazioni, ma che vuole diventare soggetto del racconto. Tutto questo è Grande Padre, un longterm project - nel quale dialogano foto e testi, attorno a temi/parole chiave - che inizia con un confronto tra gli autori e gli incontri di questi anni, dalla nota scrittrice al giocatore di basket, partendo sempre con la stessa domanda: dove eri quando hai saputo che era morto Enver Hoxha? Un momento, comune, che ha generato migliaia di vite differenti, che recupera il ricordo della vita quotidiana al tempo del regime, che indaga il rapporto con l'Italia, con il consumismo, con la memoria e con la libertà. Per scoprire che a un Grande Padre se ne è sostituito un altro, una classe dirigente che continua a trattare i cittadini come sudditi.