Anche se nell'aria, la prima guerra mondiale scoppiò improvvisa, conseguenza di eventi fortuiti e di decisioni politiche prese senza la consapevolezza della loro portata. Ma la responsabilità degli intellettuali non fu inferiore a quella dei politici. Le loro giustificazioni teoriche del conflitto infiammarono gli animi non meno degli appelli alle armi dei governi. Per i tedeschi si trattava di una guerra per la sopravvivenza della Germania e per la difesa di un'autentica Kultur contro la superficiale Zivilisation occidentale. Per i francesi e gli inglesi, di combattere la «barbarie» germanica. Per gli italiani, di mettere a prova la loro consistenza nazionale. Per tutti, di gettarsi alle spalle una pace troppo lunga con una guerra rigeneratrice. Milioni di morti nel fango delle trincee saranno la risposta della realtà a queste costruzioni a tavolino. Il volume analizza le teorie interventiste sia considerando i singoli ambiti culturali (austro-tedesco, francese, italiano, anglosassone) sia concentrandosi sugli intellettuali più rappresentativi per ciascuna area (Thomas Mann, Henri Bergson, Giovanni Gentile e Benedetto Croce e, unica eccezione pacifista, Bertrand Russell).