Il fil rouge che attraversa questa narrazione in modo unitario è dato dall'angelicazione, quale si riscontra fin dall'amore stilnovistico alle iconografie pittoriche tra il sacro e il profano del Tiepolo o di Yannis Tsarouchis e alle teorizzazioni di Walter Benjamin. Si va avanti e indietro nel tempo senza ordine lineare-progressivo, dalla morte di Dario Bellezza nel 1996 agli ambigui assalti della comunicazione sociale in rete. Ma l'Angelo è qui molto più di una metafora, o sono più metafore considerando la sua carnalità che si dissipa in una pluralità di elementi. Tutto il libro porta alla constatazione finale che egli, qualsiasi nome assuma, è verosimile una volta sola, appartenendo l'angelicità all'essenza e non all'assurdità dell'esperienza molteplice.