Saggi sovrani, furbi contadini, cavalieri coraggiosi, fanciulle in pericolo, draghi minacciosi sono i protagonisti di queste pagine: tutto già sentito, letto, visto mille volte. Se non che qui re, villani, principi, donzelle e persino i mostri non sono in carne e ossa, ma in lamiera e connettori. Ad animare i loro cuori, o meglio i loro circuiti, una magia fatta di algoritmi. Tra le opere più iconiche di Lem, "Fiabe per robot" (1964) raccoglie una dozzina di racconti dai toni via via surrealisti o visionari, filosofici o comici, sempre venati da un disincantato umorismo. Tra impavidi elettroguerrieri e tiranni impauriti dal potere dei sogni, Lem svela con la sua ottica straniata come la vera insidia sia l'essere umano, facendo riassaporare al lettore tutto il piacere del "c'era una volta" in un'inedita veste cibernetica.