In questa opera si evidenziano una serie di discrepanze narrate nell'Esodo che dimostrano gli errori fatti dalla storiografia ufficiale nella narrazione dell'uscita della tribù di Israele dall'Egitto. Il ragionamento parte dalle affermazioni contenute nella Genesi in cui si narra la genealogia di Giacobbe e la nascita dei suoi 12 figli. Elencando i figli di Giacobbe, si può capire il tempo trascorso in Canaan sia da Giacobbe che dai suoi 11 figli, in quanto Giuseppe, il penultimo, divenne Visir di un Faraone mai citato, e dopo chiamò la sua famiglia in Egitto. Dalla presentazione di Israele al Re, decorrono 17 anni in cui l'intera famiglia resta in Egitto. In questo periodo l'intera famiglia di Israele visse nell'agiatezza almeno per gli stessi anni di vita di Giuseppe. Il periodo di permanenza della famiglia di Israele in Egitto non supera i 200 anni ed è inverosimile che si affermi un periodo di schiavitù di 430 anni. Su questi presupposti è anche sbagliato il calcolo della Pasqua Ebraica, basato sulla fuga di questa famiglia dal Faraone. Secondo questa interpretazione l'intera narrazione biblica dell'Esodo risulta fondata su fatti storici sbagliati.