Due visioni antitetiche del processo di integrazione europea emergono dal dibattito contemporaneo. La prima è quella che guarda al processo di integrazione europea come a un modello utopico. Vi sono, in effetti, vari elementi nella costruzione europea che potrebbero essere valorizzati in questa direzione. Non solo, come ormai abbondantemente noto, il processo di integrazione europea è difficilmente inquadrabile nelle usuali categorie delle scienze sociali. Non solo esso sfugge a ogni tentativo di catturare le sue modalità di funzionamento in una dottrina coerente e completa. L'integrazione europea sembra addirittura postulare un mutamento radicale delle condizioni sociologiche di base sulle quali tali categorie sono fondate. Vi è, infatti, una radicale opposizione filosofica fra i tradizionali modelli di organizzazione sociale sui quali si fondano le classiche nozioni di comunità, di Stato, di ordinamento giuridico, e quelli presupposti dalla costruzione europea. Con un grado, fors'anche eccessivo, di semplificazione, si può indicare come le nozioni classiche siano fondate sul concetto di chiusura e di esclusività. Il processo di integrazione europea postula dei modelli fondati invece sul concetto di apertura e di interazione. L'integrazione europea sembra postulare l'esistenza di una comunità raggruppata intorno ad un nucleo di valori e interesse collettivi.